Quando Gaetano di Gaetano Go Coppola mi ha contattato per farmi gestire le sue campagne di influencer marketing, non ho esitato un momento ad accettare l’incarico.
É pur sempre l’hair stylist più rinomato di Padova, ed il settore in cui lavora mi ha sempre affascinato dal punto di vista social.
Prima di mettermi al lavoro ed iniziare a studiare il suo mercato, un Gaetano dalla voce fiera mi ha messo al corrente sul lavoro che aveva fatto fino a quel momento.
“Parti avvantaggiato Andrea: ho già iniziato a contattare qualche influencer interessante per conto mio!“.
Bravo Gaetano: da vero imprenditore veneto non ha aspettato che arrivasse il consulentone di turno a dirgli come si fa.
Le persone intraprendenti sono le migliori con cui lavorare.
La prima fase del progetto è stata quindi dedicata all’analisi dei primi influencer già selezionati dall’azienda (premessa strategica: Gaetano Go Coppola è un salone con target esclusivamente femminile, nella fascia d’età 30-50).
La prima influencer analizzata sembra perfetta per la campagna: donna giovane e alla moda, presentatrice televisiva per un canale nazionale, contenuti su Instagram autentici e che riscuotono un engagement sopra la media.
Bravo Gaetano, hai fatto centro… o forse no?
L’esperienza mi ha insegnato a non fidarmi delle impressioni, nemmeno delle mie, e di lavorare solo sulla base di dati solidi: ci sono in ballo i soldi del mio cliente e la mia reputazione!
Decido quindi di passare il profilo e la community di questa influencer sotto la lente d’ingrandimento di uno dei software che utilizzo per le mie campagne.
L’esito dell’analisi fornisce dei dati inequivocabili: abbiamo rischiato di prendere un gran bel granchio!
Ecco come si fa un vero terzo grado al profilo di un influencer!
Questa influencer ad una prima vista super in target per la nostra campagna, ha in realtà una seguito composto al 73% da profili di uomini (quindi fuori target), ed il 50% dei suoi follower totali ha un origini sospetta (tra account fake ed account con comportamenti sospetti).
Direi non buono.
Non bastasse questo a squalificare la collaborazione con questa influencer, un altro campanello d’allarme ha cominciato a suonare pericolosamente.
Nella gestione del suo profilo Instagram ha utilizzato strategie di follow/unfollow per aumentare i suoi fan.
Decisamente non buono!
Quindi, riassumendo, se Gaetano avesse ingaggiato questa influencer per farla partecipare ad una campagna dedicata ad un pubblico femminile, è altamente probabile avrebbe ottenuto risultati prossimi allo zero! (in termine di nuove clienti per il salone)
Ma non è certamente colpa di Gaetano: un grande imprenditore, ma che non ha l’esperienza e non conosce gli strumenti per gestire una campagna di influencer marketing.
Giustamente, visto che nella vita si occupa di tutt’altro.
Nel titolo di questo post ti ho promesso 2 casi di pacchi perfetti: ecco il secondo caso di insuccesso!
Cambiamo completamente settore di business: parliamo di un brand che commercializza prodotti per future mamme e per la prima infanzia (0-3 anni).
L’azienda ha contattato Get Influence per progettare una campagna di influencer marketing a livello nazionale per il lancio sul mercato di un nuovo prodotto dedicato alle mamme.
I profili ideali di influencer da coinvolgere erano quindi quelli di giovani mamme che producono contenuti dedicati alla “mom life”, seguiti ovviamente da altre mamme/future mamme.
Ma ci sono mamme e mamme (intendo da un punto di vista social, ovviamente!)
Prendiamo il caso del profilo di Caterina (nome di fantasia): 126.000 follower, post di qualità con buon engagement, diretti apparentemente ad un pubblico di donne italiane.
Perfetta per la campagna!
O forse no.
Un’analisi più approfondita ci rivela che sotto quel bel vestito, non c’è niente di interessante per la nostra campagna.
Il suo pubblico non è per niente italiano, o meglio dei 127.000 follower, solo 27.000 sono italiani. Se quindi il mio obiettivo è comunicare esclusivamente con un pubblico italiano, non devo considerare quasi l’80% della sua community.
Inoltre, anche in questo caso puoi notare come il pubblico si equamente diviso tra uomini e donne. Ma se il mio target sono le donne, di fatto devo escludere il 50% del pubblico potenziale.
É meglio dare sempre un’occhiata sotto il vestito
I due esempi che ti ho raccontato in questo articolo sono chiari ed inequivocabili, ma devo ammettere che non sempre è facile riconoscere chi gioca sporco o non è in target.
Ad esempio, nell’articolo in cui ti ho spiegato alcune tecniche oscure per crescere su Instagram, ti ho raccontato che esistono dei gruppi Whatsapp/Telegram per lo scambio like tra influencer: quel tipo di attività non viene tracciata dai software (o viene tracciata, ma non così facilmente).
Oppure, riprendendo il secondo caso che ti ho raccontato qui sopra, un influencer-mamma potrebbe essere seguita non tanto da altre mamme, ma da appassionate di moda di qualsiasi età che apprezzano i suoi outfit.
Esistono quindi sfumature che anche i migliori software sul mercato non riescono a cogliere ed interpretare. Imparerai tu a riconoscerle solo con l’esperienza, campagna dopo campagna.
Chiudo quindi con 3 consigli per ridurre al minimo le possibilità di prenderti un pacco da influencer poco trasparenti:
- Assicurati di avere sempre super chiare le buyer personas del pubblico che vuoi coinvolgere;
- Se ti è possibile, utilizza software specifici per riconoscere gli influencer farlocchi, così taglierai dalla tua lista almeno un buon 50% di profili inadatti;
- Se non disponi dei giusti strumenti, come minimo devi pretendere che ogni influencer ti condivida le statistiche del suo profilo prima di iniziare la collaborazione (se non ha niente da nascondere, non avrà motivi per rifiutare la richiesta!).